Dallo studio e la specializzazione per la storia contemporanea, alla cattura di attimi. Agnese Carinci, verolana doc, nel corso degli anni ha trovato la sua strada. Si farebbe meglio a dire che la strada ha trovato lei. Perchè Agnese non è una di quelle che ama gli scatti in posa, Agnese è una di quelle che ama l’immediatezza, la fotografia colta al volo, spontanea. La sua fotografia non è il racconto, la storia di quella giornata. È una registrazione di cose, di oggetti, di atmosfere e di eventi. Ferma l’attimo ma non riesce proprio a fermare se stessa. In continua ricerca di quel qualcosa in più che non sa di avere già. La sua vita è un carosello, ed è bellissimo seguirne il fluire, pagina dopo pagina. Alle spalle un impiego per un luxury brand come social media e poi altri impieghi per alcuni locali . Nel mentre corsi di specializzazione e tecniche fino a quando non ha trovato un nuovo linguaggio espressivo. Il suo. Un linguaggio fatto di chiari scuri, di corpi, di staticità e dinamismo, di grida e rumorosi silenzi. Scatti intrisi di sensualità, senza rifuggire l’eleganza e il gusto estetico. È evidente che Agnese guarda nel suo profondo per cercare di tradurre il suo universo interiore in quello dell’estetica del mondo esteriore. Senza tralasciare l’oscurità, l’alchimia, la magia, la gioia, la solitudine, la vita vera. Apre porte e le richiude per rendere accessibili mondi solitari e pericolosi, che preannunciano libertà, estati, liberazione, unioni, scorci e altezze liquefatte come gocce d’acqua di torrente. Libera come aria, interessata alla vita ed a tutto ciò che ad essa appartiene. A tutto ciò che in essa c’è di vero, autentico, struccato. Il suo mondo lavorativo è fatto di artisti, artigiani e musicisti perché somigliano di più alle tempeste della vita. Dal suo studio a Roma dirige i lavori, gestisce il suo tempo, gli appuntamenti, i servizi. In testa tante idee che galoppano e rendono arte pura i suoi reportage per matrimoni, maternity e le sue ‘ricercatissime’ food photography. Agnese ama le collaborazioni, crede nelle menti creative per coltivare sempre nuovi progetti. Un successo di critica le sue sei mostre personali. Ad attrarre e stupire il suo modo di modificare cose, cancellare volti ed oggetti se li percepisce come rumore. Uno stile in continua sperimentazione. Ci vuole coraggio a sfidare il mondo classicheggiante sposando la bellezza del bianco e nero, del corpo umano, della vita che nasce nel corpo di donna, della staticità delle statue di un cimitero, quello del Verano. Un vero capolavoro in cui Agnese è riuscita ad elevare l’arte nell’arte della sofferenza dopo la vita. Un mondo fatto di istanti, di sentimenti e di ricerca. Agnese è un’artista e non potrebbe essere altrimenti. Lo capisci incontrando il suo sguardo, cui seguono fiere immagini di una donna che mostra con evidenza i segni di un’energia che la pervade. Un’energia che le permette di guardare, ascoltare, conservare, registrare il mondo interiore ed esteriore per poi tradurlo nei suoi scatti intrisi delle sue emozioni. L’evoluzione naturale di una donna eclettica e forte quando la scrematura avviene naturale dal resto del mondo. Tra i mille progetti una mostra dedicata alla sua amata Veroli, nel luogo che è stata la sua culla. Un’artista sa anche gioire dei propri piccoli luoghi, della riservatezza delle sue cose, del fulmine che ha illuminato la sua stanza. Veroli vista con gli occhi di Agnese Carinci, nella sua parte essenziale e, come lei, spenta da tutte le cautele dell’essere adulta.
Monia Lauroni