Classe 1988, aveva avuto la sua prima occasione nel massimo campionato col Siena, club dove venne preso a 17 anni per poi venir mandato a farsi le ossa nelle categorie minori, sempre in Toscana, sua terra d’origine a dispetto del cognome francese (il nonno era di Limoges). Un anno al Poggibonsi in C2, uno al Sangimignano in D, poi il ritorno a casa agli ordini di Mario Beretta. Chiuso da Rossettini, Loria, Portanova e Bertotto ha ripreso il giro nelle categorie inferiori. Pescina, Pavia, Feralpisalò. Fino al Frosinone nel 2012 dove contribuisce all’incredibile scalata dei ciociari. Segnando anche qualche gol: una rete il primo anno, due nel secondo, tre lo scorso, due dei quali pesantissimi ai fini della promozione: quello dell’1-0 decisivo al Carpi e del 2-1 definitivo nella sfida-spareggio contro il Bologna. E ieri la prima gioia nel massimo campionato, niente meno che allo Juventus Stadium contro la squadra che tifa, tanto da averla seguita a Berlino per la finale di Champions.
Calcio – Blanchard, juventino che punisce la Vecchia Signora. Simbolo della gavetta
Per molti juventini il nome Blanchard era associato semplicemente a Jocelyn, centrocampista transitato in maglia bianconera a fine anni ’90 senza lasciare il segno (12 presenze, zero reti nel 1998/99). Da ieri sera verrà ricordato anche Leonardo Blanchard, onesto difensore arrivato in Serie A a 27 anni. E dire che il massimo campionato l’aveva vissuto otto anni fa, senza averci mai messo piede in campo. Chissà se aveva penato a una seconda possibilità, l’eroe della serata che ha regalato al Frosinone il primo punto in Serie A.