Riceviamo e pubblichiamo una nota di “Alatri Comunità”.
“Per ragione e libertà.
Della nostra scelta di togliere e ritirare il simbolo ai consiglieri eletti nella lista Alatri Comunità si è parlato già più volte e in maniera abbastanza netta con il comunicato ufficiale reso noto da questo sodalizio ormai più di un anno e mezzo fa.
Allora dicemmo che la nostra scelta fu, certamente, sofferta, anzi soffertissima ma profondamente giusta.
A distanza di un anno e mezzo dalla nostra decisione il clima all’interno della maggioranza comunale della città è rovente, pur trovandoci ancora in pieno inverno.
La denuncia che avevamo fatto circa la totale irriconoscenza verso chi aveva pensato, sviluppato, e portato avanti un progetto politico insieme ad altri amici era allora una denuncia che appariva incomprensibile sotto l’effetto di una continua autoesaltazione della maggioranza a colpi di selfie e di festicciole varie.
Quando si escludono sistematicamente tutti coloro che avevano avuto un ruolo e un progetto politico in mente attorno al quale ricostruire la comunità cittadina, il rischio è che quel progetto non abbia più nessuna forza poiché viene sostituito da un egocentrismo che considera l’altro un ostacolo alla affermazione di sé stesso e che non permette nessun tipo di dialogo.
La nostra lista non è più rappresentata in consiglio comunale e ciò che potrebbe apparire a molti come un fallimento è invece per noi il simbolo della libertà e della onestà di chi non poteva più accettare di non essere considerato e di non essere rispettato. Alla cieca obbedienza abbiamo sempre preferito la libertà di rimanere noi stessi e di camminare a testa.
La delusione di questo anno e mezzo è fortemente percepita non più solo da quei “ragazzotti che si davano da fare”, ma è ampiamente avvertita da gran parte della popolazione e dalle stesse forze che avevano permesso la vittoria del cdx dopo 15 anni..
Ma se di una squadra inizialmente ampia rimangono in campo a giocare soltanto in 9 convinti di poter fare a meno di chi in campo ha dato un contributo fondamentale alla vittoria, allora si diventa solamente una setta.
Le scelte amministrative finora attuate sono a nostro avviso totalmente insufficienti (dalla piscina chiusa, all’installazione del semaforo di Tecchiena, alla chiusura del giudice di pace, alla assurda scelta di assegnare la biblioteca ai privati salvo poi tornare indietro, alla scuola Luigi Ceci di cui non si hanno notizie, all’Acropoli diventata un deserto, alla Ztl, o a criteri piuttosto discutibili sui bandi e concorsi di assunzione fino ad una mancanza di visione di proposta culturale che non può essere sostituita né dagli eventi tradizionali della città come le varie manifestazioni storiche che sempre sono avvenute né dall’utilizzo di attività e proposte associative sulle quali poi si tende a mettere il cappello. Per non parlare della situazione drammatica a livello sociale in cui verte la città).
Mancano visioni programmatiche.
Ragionamenti politici e stabilità amministrativa che, per quanto ci riguarda, poteva essere trovata ad esempio immediatamente dando maggiore spazio alla seconda forza poltica emersa dalle urne, come avevamo indicato in qualità di coordinatori della lista.
Le tensioni che si avvertono in città sono molte.
Sono politiche, con un continuo e crescente disagio da parte di quanti avevano invece dato un contributo importante.
Sono sociali, con un progressivo ed evidente stato di insicurezza e di abbandono. Senza nessuna proposta educativa e culturale che sappia rispondere alle domande profonde che la comunità e i ragazzi soprattutto adesso vivono.
Sono infrastrutturali e di gestione ( manca ancora una gara d’appalto sulla raccolta differenziata, l’aumento della tari, contenzioni aperti e non risolti)
Sono di metodo politico e riguardano anche decisioni curiose prese via chat o con lettere che sembrano più qualcosa di vicino a C’è posta per te che ad una amministrazione e che forse (ci perdoni Maurizio Costanzo) non è distante nemmeno dallo show del più noto personaggio televisivo.
In tutto questo resta il pubblico pagante a guardare sbigottito ciò che resta di un progetto politico che si sta riducendo in pochissimo tempo e divorato da chi ha scambiato da una parte l’amministrazione di una città per una riunione di condominio e dall’altra la politica, che da servizio, corre seriamente il rischio di trasformarsi in servilismo”.