Il referendum non si può fare. Un esame approfondito della normativa relativa alla proposta di fare un referendum sull’Atto Aziendale della ASL ex art 61 dello Statuto regionale del Lazio, non è perseguibile. Cerchiamo di spiegarne brevemente e nel modo più chiaro possibile le ragioni. Anzitutto vediamo cosa è l’Atto Aziendale di una ASL.: l’atto Aziendale definisce le modalità attraverso cui si realizza il dovere di trasparenza della Aziende, relativamente sia alle procedure e ai loro processi interni, sia alle attività svolte e ai risultati ottenuti, attraverso idonee forme di comunicazione rivolte alla popolazione di riferimento da un lato e agli organi istituzionali dall’altro.
Il documento è normato dall’art.3, comma 1 bis del Dlgs 229/99 e valorizza l’autonomia imprenditoriale dell’Azienda. È essenzialmente riconducibile ad un atto gestionale di tipo privatistico emesso dal DG della Asl. Non è quindi legge regionale, regolamento regionale e nemmeno atto amministrativo generale della Regione. Pertanto non rientra nelle fattispecie previste dall’ art. 61 dello statuto che recita “Il referendum per l’abrogazione totale o parziale di una legge regionale, di un regolamento regionale e di un atto amministrativo generale…” Neanche è possibile impugnare il provvedimento amministrativo che è a monte di ogni Atto Aziendale, cioè il Piano Sanitario Regionale, perché, nel caso della Regione Lazio, essendo la stessa soggetta a commissariamento per la sanità, non è un atto regionale, ma del Commissario di Governo e quindi, per diretta emanazione, del Governo Stesso.
Per le stesse ragioni, anche l’atto di ratifica dell’ Atto Aziendale emesso dal Commissario, non rientra nella fattispecie dell’art. 61. Alla luce di quanto esposto, ci sembra di aver fugato ogni residuo di dubbio relativo all’applicabilità dell’art. 61 dello Statuto Regionale del Lazio. E’ evidente, come questo tipo di proposte strampalate e polemiche, come quella delle dimissioni in massa dei sindaci, oltre che un certo pressapochismo, denunciano il tentativo di cavalcare la protesta a fini che, con benevolenza, possiamo definire elettoralistici. Queste apparizioni cicliche di taluni fantasmi della politica locale, fanno parte ormai della tradizione elettorale della nostra Città e segnano, come sfere equinoziali, l’inizio della campagna elettorale; la tradizione vuole che tali apparizioni si dissolvano, così come si sono manifestate, al primo sorgere del sole.
La questione che ci irrita però e che la serietà della partita che si sta giocando per la sopravvivenza del nostro Ospedale, meriterebbe riflessioni e un impegno ben maggiore di uno scialbo ed inconcludente chiacchiericcio da ombrellone. Sarebbe opportuno e costruttivo, invece, che costoro fossero presenti a sostenere la lotta per la difesa del nostro Ospedale e del sacrosanto diritto alla salute. La polemica non giova a nessuno.