L’estate alle porte non si preannuncia per nulla serena agli allevatori e agricoltori di Amaseno. Nonostante per calendario non sia effettivamente iniziata la bella stagione, infatti, le temperature altissime degli scorsi mesi e la scarsa pioggia hanno comportato un preoccupante prosciugamento delle acque del fiume Amaseno.
Il corso d’acqua, che sorge nel Comune di Veroli e scorre fino ad arrivare alla Provincia di Latina, si è ridotto a tal punto da poter essere considerato un ruscello. Infatti, come riporta Ciociaria Oggi: “in alcuni punti il suo letto è completamente prosciugato (…). Stiamo parlando di uno dei principali punti di riferimento idrico dl territorio messo a disposizione degli agricoltori (…) ma se la siccità dovesse continuare si rischia di veder sfumare molti raccolti, tra cui il mais per le bufale”. Molti – sempre secondo il quotidiano – si chiedono il motivo per cui non vengano portati avanti dei programmi di irrigazione per l’agricoltura tra cui il ripristino delle antiche traverse del fiume e la progettazione di laghetti artificiali o invasi collinari.
Sì, la situazione è certamente critica e preoccupante ma a far riflettere dovrebbe essere anche un’altra considerazione: il reale pericolo di siccità del fiume Amaseno non è, purtroppo, un fenomeno isolato e da Nord a Sud sono molti altri i corsi d’acqua che stanno vivendo la stessa grave condizione.
A riportarlo è l’Osservatorio Anbi (Associazione Nazionale delle Bonifiche Irrigazioni Miglioramenti Fondiari). Secondo i dati, infatti, c’è un tangibile allarme siccità che tocca soprattutto la Lombardia, il Piemonte, l’Emilia Romagna, il Veneto, il Lazio, la Sardegna e la Calabria.
Il Po è il sorvegliato numero uno, ma anche i fiumi piemontesi perdono volume idrico a vista d’occhio dove mancano circa 4 milioni di metri cubi d’acqua nelle dighe della Baraggia. Sempre al Nord, una situazione analoga si registra in Emilia Romagna e anche i fiumi Piave e Adige decrescono in maniera visibile. Nel Lazio anche il Tevere, il Liri e i laghi di Bracciano e Nemi vedono un abbassamento dei livelli di acqua e, restando al Centro, l’Arno – seppur più sotto controllo – ha sempre più un aspetto di un torrente piuttosto che di fiume.
In Campania, poi, il Volturno e il Garigliano in alcune zone hanno registrato cali anche di -65 centimetri e a perdere volume sono anche i bacini del Cilento e del lago di Conza. In Abruzzo, invece, l’eccessiva scarsità di pioggia ha portato a deficit più alti del 90% e anche in Basilicata, in Puglia, in Calabria e in Sardegna la situazione è molto critica.
Elisa Rossi