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“Una vita da social”, la campagna della Polizia di Stato contro il Cyberbullismo e l’uso distorto del Web

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Lo scorso venerdì 10 dicembre la campagna della Polizia di Stato “Una vita da social” ha fatto tappa presso il Parco Matusa di Frosinone. Lunedì 13 dicembre la stessa campagna educativa si è tenuta a Sora presso Piazza Indipendenza.

In collaborazione con il Ministero dell’Istruzione nell’ambito del progetto “Generazioni Connesse”, la campagna educativa itinerante messa a punto dalla Polizia di Stato è un’iniziativa volta alla prevenzione dei rischi del Web nei giovanissimi.
Già nelle scorse edizioni questo progetto ha raccolto un ampio consenso: più di 2 milioni e mezzo di studenti incontrati, 125.000 insegnanti, 18.500 Istituti scolastici, 350 città. E anche quest’anno la campagna si pone l’obiettivo di contrastare il Cyberbullismo e tutte le prevaricazioni provocate dall’uso distorto della rete e delle tecnologie.

La campagna educativa
Da Nord a Sud della Penisola, per la campagna educativa itinerante “Una vita da social” viene allestita un’aula didattica multimediale in cui gli operatori della Polizia incontrano studenti, insegnanti e genitori. La sensibilizzazione, poi, riguarderà l’utilizzo di un linguaggio semplice ma diretto sulla rete, che è adatto a tutte le fasce d’età. Infatti, i Social Network esercitano una forte influenza sui comportamenti dei giovani e, spesso, in maniera del tutto trasgressiva e sconosciuta ai genitori.

Sensibilizzare ad un uso corretto della rete significa cercare di incentivare i lati positivi degli strumenti tecnologici di cui oggi disponiamo: apprendimento, svago e opportunità di informazione. L’attività di prevenzione, poi, si pone l’obiettivo di mostrare ai ragazzi e ai loro genitori quali sono i rischi da cui difendersi: pornografia, razzismo, violenza e pedofilia.
Le attività dei ragazzi sui Social Network secondo una ricerca di Skuola.net

Secondo questa ricerca, 1 ragazzo su 3 ha un profilo fake e solo il 28% dichiara di averne uno. Il 5%, invece, ne possiede solo uno fake. Le motivazioni che spingono ad aprire un profilo fake sono diverse: conoscere persone senza esporsi (26%), per controllare i propri amici a loro insaputa (21%), per controllare i profili di chi li ha bloccati (20%), per controllare il partner (10%) o per non essere controllati dai genitori (4%).
5 ragazzi su 6, poi, controllano i like, per 1 giovane su 3 i contenuti che generano poche interazioni hanno un effetto negativo sull’umore, il 40% è disposto a cancellare un contenuto che non ha ottenuto le interazioni desiderate e il 56% è disposto a lasciare un’interazione positiva a coloro che non ricambiano. Inoltre, solo il 48% non ricorre al “like tattico”, cioè l’interazione con determinati contenuti solo per farsi notare.
Infine, 1 ragazzo su 2 è vittima di violenze o Cyberbullismo.

Elisa Rossi