HOMEPAGE APPUNTAMENTI “40 Anni di Utopia Concreta”, Amedeo di Sora omaggia Cesare Pavese

“40 Anni di Utopia Concreta”, Amedeo di Sora omaggia Cesare Pavese

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 Un viaggio alle origini, alla ricerca delle radici dove si nasce e dove si muore. Dove la realtà si fonde con la memoria e una parlata viva e vera si innesta, come fosse una vite nuova, nei tagli freschi e tristi, solitari e ‘confinati’ della poesia. Ma il passato si muove. E mai rassicura. Perché “tutto è cambiato eppure uguale”. 

 Il 25 novembre 2021, alle ore 21.00, presso il Cinema Teatro Arci in Via P. da Palestrina n° 12, andrà in scena il quinto appuntamento della Rassegna Teatrale “40 Anni di Utopia Concreta”, che concorre a celebrare il Quarantennale della Compagnia Teatro dell’Appeso nell’ambito della XIV Edizione del Festival “Il Teatro e le Voci”. Ideato, diretto e interpretato da Amedeo di Sora, lo spettacolo “I gatti lo sapranno…”, vuole rendere omaggio a Cesare Pavese ed in particolare alla sua produzione poetica. Dalle raccolte “Lavorare stanca”, contrassegnate dalla poetica dell’ ‘immagine-racconto’, fino alle intime ed estreme liriche postume di “Verrà la morte e avrà i suoi occhi”, tutto il senso dell’esistenza sembra riassumersi nello sforzo faticoso di essere e di consistere e la donna, assimilata alla terra e alla collina, misteriosa e affascinante, assurge a simbolo tragico della vita e della morte. 

Sotto alle cose, ai fatti, alle vite di chi è stato signore e di chi invece era niente, Pavese intravede simboli eterni del destino umano, il rito, il mito e si incammina coi suoi personaggi in un viaggio verso il primitivo e l’ancestrale. Uomini, donne e perfino le bestie, sono mossi da un sordo e mai pago desiderio che porta i più fragili a perdersi o a bruciare.

“La luna c’è per tutti” eppure “Qualcosa manca sempre”. Cesare Pavese, un parlato semplice, popolare, una sofferenza comune e personalissima, trasfigurata nel ritmo della poesia e della prosa. Il linguaggio della scena ricerca la poesia nella prosa degli oggetti, dei corpi e dello spazio. La forza simbolica del teatro e di attori del calibro di Di Sora trasformano le cose, le (ri)destinano, facendo di un fil di ferro una vigna, di luci una collina “dove il tempo non passa”. Trasformare il romanzo e la poesia di Pavese in drammaturgia obbliga al confronto tra il “mestiere di poeta” e quello dell’attore, che amalgamandosi in un unico sentire, il sentire della forza lirica, diventano suggestione emotiva per chi interpreta e chi ascolta. 

Un lamento di un uomo precipitato in una solitudine che crea altra solitudine, una spirale autodistruttiva. Dietro a quel protagonista lirico, in cerca di una donna o di un qualcosa che gli tenda la mano per uscire da quell’ isolamento, si nasconde il poeta, celato dietro i suoi spessi occhiali, con un sorriso spento di chi conosce la solitudine. La sofferenza scava dove può. 

Ad impreziosire la dimensione evocativa ed esistenziale dell’evento, Vittorio Oi, al pianoforte, accompagnerà la lettura poetica di Amedeo di Sora con musiche di profonda suggestione. E una domanda struggente a cui non v’è risposta: “Val la pena essere solo, per essere sempre più solo?”. 

La manifestazione si avvale del sostegno della Regione Lazio, che si ringrazia nella persona dell’On. Sara Battisti, del patrocinio della Provincia di Frosinone e dell’Accademia di Belle Arti, della collaborazione logistica e organizzativa del Teatro Comunale di Veroli e dell’ARCI di Frosinone. Partner della manifestazione sono: Frusna Bene Comune, che si ringrazia nella persona del Dott. Angelo Pizzutelli, Otovision, Itas-Agenzia di Frosinone, Ad Personam e Conass- Frosinone.

Il biglietto d’ingresso è di € 10,00. Ridotto studenti e soci Arci € 5,00.

M.L.