Paragonare le opere storiografiche di don Giuseppe Capone con la storia Ab Urbe condida di Tito Livio non è certo una forzatura. Sulle origini di Alatri lo storico Capone ha la stessa importanza di Livio.
È presto detto: per chi si accinge allo studio della storia romana è imprescindibile una attenta lettura di Tito Livio, e dei suoi contemporanei, così come chi inizia lo studio della storia di Alatri non può non leggere le opere di don Giuseppe. Chi dice storia del più antico stato romano dice specialmente Livio, chi dice storia del più antico stato alatrense dice Capone.
Dal nostro storico sappiamo che, non soltanto per la storia più antica di Alatri è spesso difficile distinguere la verità dalla leggenda e dalle invenzioni, ma anche i fatti più recenti presentano punti oscuri e lacune. Quindi non v’è studioso assennato di Alatri antica per il quale i libri di Capone non rappresentino la più veneranda reliquia dell’antichità alatrense.
Con nessun altro autore, neppure forse con Sacchetti Sassetti, dobbiamo avere una continua frequentazione dei testi di don Giuseppe Capone: è il nostro pane quotidiano, l’eletto dal destino a tramandare nei secoli le gesta dei padri antichi.
Fortunatamente alcuni studiosi non hanno lasciato cadere nell’oblio gli studi del Nostro; facendo due nomi, senza tralasciare gli altri, il professor Armando Frusone e il ricercatore Ornello Tofani che, pur partendo da spunti diversi, tengono ben alto il nome dell’indimenticato studioso.
Patrizio Minnucci