“A Veroli nel Lazio, Beata Maria Fortunata (Anna Felice) Viti, dell’ ordine di San Benedetto, che per quasi tutto il corso della sua vita svolse l’incarico di guardarobiera, intenta solo ad osservare con tutto il cuore i precetti della regola“.
Così si legge nel Martirologio Romano. Anna Felice, una vita umile, nascosta “insignificante”. Dal 21 marzo 1851 rinchiusa nel convento delle ” monache buone “, il Monastero di Santa Maria dei Franconi, si spense in silenzio dopo 71 anni di clausura. Era il 20 novembre 1922.
Il giorno dopo la morte venne seppellita in fretta nella fossa comune. Pare che a quell’epoca, le suore appartenenti all’ordine benedettino venissero seppellite senza targa di riconoscimento. Si narra però, anche se non sembrano pervenute testimonianze certe, che per Anna Felice, qualcuno straordinariamente incollò una targa con il nome alla sua bara. Non passò molto tempo che l’ ipotesi che quella ‘strana’ suora fosse stata eletta dal Signore per compiere attraverso di lei i suoi prodigi, iniziò a far eco per l’intero paese.
Tanti furono i miracoli che si verificarono sulla sua tomba e qualcuno iniziò ad attribuirle azioni miracolose addirittura mentre era in vita. Correva l’ anno 1935 quando il Vescovo di Veroli, decise che quel corpo doveva essere recuperato dalla fossa comune e “riconsegnato” al monastero. “In quel giorno del ’35, durante la traslazione, ci fu un tripudio – narra Vittorio Andreoli nel libro ” Follia e Santità, in cui un intero capitolo tratta della Beata verolana sulla base di documenti storici recuperati dal Dottor Alfredo Gabriele negli archivi – In un paesino come Veroli, ventimila persone accorsero e si creò una processione infinita. Dentro la chiesa, lungo la strada, la folla si assiepava quieta e commossa. Volevano vedere il suo corpo“.
La narrazione di Andreoli trova conferma nelle cronache di quel lontano 1935 apparse su qualche giornale dell’epoca. Per l’occasione la chiesa del monastero, contrariamente alle abitudini, rimase aperta tutta la notte. Da quel giorno Veroli visse nella spasmodica attesa della beatificazione di Anna Felice Viti avvenuta a Roma l’8 ottobre del 1967 per volere di Paolo VI. Una celebrazione che coinvolse l’intero paese, centinaia di pellegrini giunti a Roma dalle più diverse contrade accendevano di giallo e di rosso gli austeri porticati laterali di piazza San Pietro, era appena l’alba di quella mattina ottobrina che già la piazza romana aveva i colori e le voci di Veroli. Nella basilica l’addobbo delle grandi cerimonie e una folla incontenibile per rendere omaggio alla prima Beata verolana.
Il tempo seppellisce i morti, tumulando insieme ai loro corpi soprattutto ciò che diedero e che furono. Eppure basterebbe un ricordo come una carezza indulgente.
Monia Lauroni