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‘LeggiAmo Dante’, venerdì 27 agosto sulla piattaforma Zoom, lettura e analisi Canto VI dell’Inferno a cura dell’Università Popolare di Sora

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Ripresa coscienza dopo la “piccola morte” della fine del canto V, per la forte pietà provata nei confronti di Paolo Malatesta e Francesca da Rimini, Dante si ritrova nel terzo cerchio dell’inferno, assediato da “novi tormenti e novi tormentati”. Sarebbero i golosi, sferzati da una lurida pioggia e lacerati dal terribile demonio Cerbero. Siamo nel VI canto dell’Inferno della Divina Commedia. La gola è uno dei sette peccati capitali, con la stessa ‘dignità’ ed importanza di faccende più immorali. Al giorno d’oggi pare quasi a tutti un peccatuccio grazioso e innocuo, simpatico, di cui tutti sono pronti ad accusarsi, tanto non ne viene alcun disdoro. Eppure la chiesa, nella sua dottrina morale, prende la gola tanto sul serio quanto la lussuria, l’accidia, l’avarizia, la superbia, l’invidia e l’ira.

Per capire avremmo bisogno di parole ed esempi illuminanti dal maestro Dante, ma ben vedere non ce ne sono. Allora c’è da chiedersi: peccati di gola o peccati di politica? Se ne discuterà domani, venerdì 27 agosto alle ore 18.30 sulla piattaforma Zoom. La reunion rientra nella serie di eventi dell’Università Popolare di SoraLeggiAmo Dante’.  Con Sara Caramanica e Achille Gussati ci imbatteremo nell’enigmatica  figura di Ciacco, nel dilemma su quanto davvero valgono i meriti in vita, se poi anche una sola volta si cade nel peccato. Col Canto VI dell’Inferno nasce l’ “era meglio prima”, espressione che già rende l’immagine di quanto al di là della potenza immagnifica, narrrativa, allegorica e teologica dell’opera dantesca, questa sia anche un poema politico e non di rado di una politica locale, specifica, qualche volta addirittura spicciola. Non sarebbe contestabile chi giocasse a trovarci parallelismi con l’oggi, ma sarebbe una lettura troppo facile per un canto che ha anche rilevanti riflessioni metafisiche.

Qui si dibatte della resurrezione dei corpi: le anime incorporee dei dannati, una volta rivestitesi del lor corpo mortale, soffriranno più o meno che in quella forma? Non saranno le risposte, semmai se ne trovassero,  a soddisfarci, ma gli interrogativi, le suggestioni e le riflessioni che il Sommo Poeta ancora oggi riesce a suscitare. Padre della lingua italiana. Padre Nostro. 

L’ID per partecipare alla  riunione è: 354 693 2522

Monia Lauroni