HOMEPAGE CRONACA E’ morto Elio Pigliacelli, il volto verace dell’imprenditoria ciociara

E’ morto Elio Pigliacelli, il volto verace dell’imprenditoria ciociara

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 E’ morto Elio. Elio, quello che andava fierissimo dell’impronta artigiana, spiccia e senza fronzoli. La stessa che ha dato al mondo dell’impresa ciociara. Era fiero di questa cosa perché Elio non era un Elio qualunque. Lui di cognome faceva Pigliacelli e da quelle parti, dove pensare le cose e farle sudandoci l’anima dietro è un tutt’uno, il cognome Pigliacelli era una specie di marchio di fabbrica. Una sorta di garanzia etica a prescindere. Una garanzia che affonda le sue radici in un quel certo modo di fare che ha sempre reso i ciociari un po’ i femori della società, le ossa lunghe e forti di un universo ormai troppo sciantoso per ricordarsi delle sue radici. Dove gli altri chiacchierano, sorseggiano sciampagnano, sbriciolano tartine e fanno i briefing, il ciociaro adocchia la polpa delle cose, la agguanta per il collo e la porta esattamente dove è giusto che sia: dove quella cosa produce utili e soddisfazioni. E tiene in piedi famiglie, tante famiglie, anche oggi, con lo spettro del Covid che succhia sangue ad ogni speranza. Era il movimento la chiave di volta di Elio Pigliacelli. E un ‘movimento’ per lui era andato bene solo se portava utili alla ‘ditta’ e pane sulla tavola di un dipendente. Non la movimentazione, quella è roba per coniatori di neologismi mainstream. No, Elio semplicemente si muoveva. E lo faceva nell’universo che dio o chi per lui gli aveva assegnato e sempre con una rotta precisa. Quella dei camion che macinavano chilometri e davano lavoro. Con le idee, con l’impegno con il sudore. Se ne è andato troppo presto Elio, troppo; prima di aver potuto insegnare a molti emuli in gessato che l’imprenditore è uno con le mani più sporche della sua ciurma, è uno che dà l’esempio, è un comandante che fa viaggiare il plotone alla velocità del suo uomo più lento. Così nessuno rimane mai indietro e, assieme alla ricchezza, arriva pure la coscienza tranquilla. Elio era un vento di franchezza che non a tutti piaceva, ed è giusto così perché Elio Pigliacelli è una razza in estinzione in un mondo che premia la forma e castra la sostanza, gente che sotto una scorza da quercia antica e un po’ rabbiosa nasconde la linfa zuccherosa di un premio da scoprire, non di una benevolenza da elargire obbligatoriamente a tutti. Un mondo parolaio che però non dimentica quei camion, quelle corse su strade sterrate a portare merci in giro per tutta Italia quando l’Italia ascoltava ancora Nicolò Carosio e Luigi Tenco e i viaggi sapevano di polvere, sudore e paura. Elio faceva parte di quel mondo che continuava ad insegnare che le parole senza sudore sono roba asciutta, roba inutile, roba che con la Ciociaria non c’entrerà mai nulla. Perché in Ciociaria noi siamo fatti così: innaffiamo i nostri sogni con il sudore, poi però li realizziamo. E’ morto Elio, qell’Elio lì. Con lui è morta la parte autentica e verace dell’imprenditoria ciociara.

Monia Lauroni