Con la variante inglese del coronavirus che preoccupa gli esperti per la maggiore capacità di diffusione, il governo pare imboccare la via della prudenza indicata anche dal Comitato tecnico scientifico per le riaperture. E così si allontana la data in cui si potrà tornare a usufruire di palestre, piscine e centri sportivi al chiuso. Secondo le indicazioni degli esperti, che hanno risposto alle richieste del governo, si dovrebbe poter riaprire le palestre e le piscine solo quando il numero di contagi sarà sceso sotto la soglia di guardia di 50 casi per 100mila abitanti, lo scenario che permetterebbe alle regioni che riuscissero a raggiungerlo di passare in fascia bianca.
Le ragioni
Il problema di fondo, infatti, non sarebbe tanto la riapertura delle strutture in sé, ma quello che le riaperture potrebbero significare. La variante inglese, infatti, pare più contagiosa del 38% e le stime parlano di una sua diffusione prevalente già entro le prime due settimane di marzo. Sarebbero queste le ragioni che hanno spinto i tecnici convocati ieri sera dal premier Mario Draghi a suggerire la via della prudenza, come ha spiegato lo stesso coordinatore del Cts Agostino Miozzo all’uscita da Palazzo Chigi: “Non abbiamo parlato di riaperture, se ne parlerà in un’altra occasione. Venerdì ci sarà una nuova fotografia della situazione, poi vedremo. Abbiamo rappresentato al presidente Draghi i dati e i numeri dal punto di vista scientifico. Noi siamo prudenti, ma non abbiamo descritto una situazione di catastrofe imminente”. E, rispondendo alle domande dei giornalisti che lo attendevano, ha concluso che “Draghi non è aperturista o rigorista, ascolta e ci ha ascoltati con attenzione”.