Ci sono storie che si fa fatica a vedere. A capire. Ci sono legami che oltrepassano le leggi della fisica e sconfinano negli eremi del cuore. Ci sono personaggi che non vivono in un paese, sono il paese. Massimo e Peppe, due fratelli uniti dallo stesso mestiere, dalla stessa casa, dalle stesse passioni, dalla stessa fede. Due negozi di abbigliamento a pochi metri l’uno dall’altro, sessanta anni di attività vissuta mai in competizione ma complementare, uno la spalla dell’altro. Sono passati quasi due anni da quando Peppe, davanti agli occhi del fratello, colto da un malore improvviso durante un pellegrinaggio a Pietrelcina, ha varcato la soglia della vita terrena, lasciando un paese sconvolto, un fratello distrutto ed un negozio vuoto. Vuoto come gli occhi di un cieco. Quel negozio al centro del paese, sapeva di palloni arancioni appesi fuori chiusi in una rete. Sapeva di vestiti colorati messi in bella mostra, sapeva della gentilezza del commerciante di un tempo che quando ti incontrava e ti diceva buongiorno, tu già sapevi che quello sarebbe stato un buon giorno. Quel negozio oggi sarebbe dovuto essere l’ennesima serranda serrata, un’altra luce spenta, una delle tante porte chiuse al ricordo e alla memoria. Perchè funziona così, i ricordi prima o poi scolorano nel turbinio dei giorni. Non è una questione di indifferenza, è la vita e basta. Quel negozio per Peppe era la sua seconda casa, fatta di muri di stoffa, di soffitti di luci e di pavimenti di giocattoli colorati. Ogni mattina, da quel giorno infausto, il fratello Massimo si alza presto, passa dritto davanti al suo negozio e corre spedito a quello del fratello. Alza la serranda, accende le luci, cambia le vetrine, ordina, spolvera e sistema. Non ce l’ha fatta Massimo a dire alle cose che chi le usava non tornerà più. Tutto è rimasto com’era, tutto. Poi mette un cartello sul vetro della porta che comunica ai clienti di rivolgersi al suo negozio. Alza la serranda del suo mondo e inizia il giorno. Succede quando l’amore supera il terreno, quando sai che è la memoria a tener in vita la vita. che la morte può essere sconfitta cercando altrove. Nei posti che Peppe viveva, nella lana che sistemava sullo scaffale, nei Supersantos che tirava fuori il giorno e rientrava la sera come si fa coi panni stesi ad asciugare al sole. Abbassare quella serranda sarebbe stato come lasciarlo andare, farlo morire nella memoria e nei ricordi. Nella vita di paese, ci sono cose meravigliose, accadono continuamente dietro orizzonti che non vediamo, e che neppure riusciamo a immaginare.
Monia Lauroni