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Veroli – “Il Piave mormora ancora…”, cerimonia silenziosa nel segno di chi lotta contro Covid

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Cerimonia sobria, silenziosa, un segno di memoria trasformato dalle parole del Sindaco Simone Cretaro in un segno di riconoscimento per chi sta combattendo senza sosta la battaglia contro il Covid. Nonostante le restrizioni dovute all’emergenza sanitaria, il Comune di Veroli, questa mattina, ha voluto ricordare con la tradizionale deposizione della corona di alloro dinanzi al Monumento ai Caduti, quel ventiquattro maggio 1915, quell’alba in cui gli italiani passarono il Piave, diretti al fronte, ancora convinti che la guerra già iniziata non sarebbe durata che pochi mesi. La determinazione di quei ‘ragazzi del ’99’, molti dei quali persero la vita, non poi cosí lontana nella sostanza dalla determinazione che oggi, tra incertezze e difficoltà, rende i nostri giovani degni di quel sacrificio. Sarebbero dovuti essere lí i nostri studenti, come ogni anno, ad onorare la memoria di quegli eroi della patria, insieme all’amministrazione, ma l’emergenza sanitaria in corso non lo ha permesso. Proprio a loro è andato il pensiero del Primo Cittadino, al sacrificio di oggi ed al sacrificio di allora, perché non venga mai dimenticato, anzi rispettato ed onorato ogni anno come gesto estremo per la conquista della libertà e della pace. Strano destino quello degli uomini, come può essere strano quello di una canzone, a volte meno prevedibile di una guerra. Così come fu quello della ‘Canzone del Piave’. La sorte de “La leggenda del Piave” fu piuttosto eccezionale. Composta da uno stornellatore e poeta napoletano, Giovanni Gaeta, probabilmente con penna, carta, mandolino e macchinetta del caffè, l’autore forse non immaginava affatto gli effetti di quella composizione, scritta tra l’altro molto dopo l’entrata in guerra degli italiani, era infatti il 1918. La canzone e quel “non passa lo straniero” – augurio di cui si aveva davvero bisogno – piacque tantissimo al punto che in un telegramma il generale Armando Diaz scrisse all’autore: “Mario, la vostra Leggenda del Piave al fronte è più di un generale!”. Per la grande popolarità e la carica che riusciva ad infondere fu adottata – dopo che l’Italia nella seconda Guerra mondiale ruppe l’alleanza con i tedeschi, non potendo ricorrere di nuovo alla Marcia Reale – come Inno nazionale. Sarebbe potuto diventare Inno nazionale effettivo scalciando Il Coro del Nabucco degli schiavi ebrei di Verdi, ma nel 1946 saltarono fuori Mameli e Novaro con il Canto degli Italiani. La Leggenda del Piave venne scartata non per motivazioni lirico-tecniche o concettuali, ma perchè pare che l’autore, Gaeta, si fosse rifiutato di comporre l’inno nazionale della Democrazia Cristiana ed un certo Alcide De Gasperis, per tigna, ci mise lo zampino. Resta ancora oggi però nel cuore di tutti gli italiani, resta l’immagine di quell’alba negli occhi di chi sa ricordare ogni battaglia per la libertà. Oggi a Veroli, impegnata e segnata da altre “battaglie’, il Piave ha mormorato ancora.

Monia Lauroni