“La battuta d’arresto che abbiamo subito spinge ad accelerare la strada verso un cambiamento che sappia valorizzare e non subire fenomeni come la globalizzazione e la digitalizzazione dell’economia, con scelte lungimiranti, cui possono con efficacia contribuire le importanti decisioni già assunte e in corso di definizione da parte della Unione europea”.
Lo scrive il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un intervento in occasione della Festa del Lavoro.
La recessione senza precedenti nella quale siamo piombati è anche l’occasione, secondo il Capo dello Stato, per riformare alcuni nodi storici: precarietà, lavoro nero, disoccupazione al Sud. “Non ci può essere Repubblica senza lavoro”, ricorda Mattarella, citando il primo articolo della Costituzione.
La festa del 1 maggio cade quest’anno in un periodo drammatico. Milioni di lavoratori sono in cassintegrazione o rischiano di ritrovarsi senza un impiego a causa del coronavirus. È a loro che si rivolge, “perché il lavoro è condizione di libertà, di dignità e di autonomia per le persone, consente a ciascuno di costruire il proprio futuro e rendere l’intera comunità più intensamente unita”.
Scrive: “Molto cambierà nella vita delle nostre società. Questo cambiamento andrà sapientemente governato affinché la nuova fase non comporti condizioni di ulteriori precarietà ed esclusioni, ma sia l’occasione, al contrario, per affrontare efficacemente ritardi antichi, come quelli del lavoro per i giovani e le donne, particolarmente acuti nelle aree del Mezzogiorno. Come il lavoro nero o irregolare, da fare emergere per esigenze di giustizia e contro l’insopportabile sfruttamento. Il ruolo degli imprenditori – piccoli e medi, lavoratori autonomi e grandi imprese – appare centrale, assieme a quello della ricerca, in questo processo di riprogettazione delle filiere produttive e distributive”.
Questo nel medio termine. Sul breve gli sforzi vanno indirizzati “alla ripresa”. “Appare finalmente possibile un graduale superamento delle restrizioni. Ora guardiamo alla ripresa: ad essa vanno indirizzati, in modo concorde, gli sforzi di tutti, senza distrazioni o negligenze. Va consolidato un equo, efficace, tempestivo, sostegno alle famiglie e alle attività produttive, a quanti sono rimasti disoccupati e senza reddito, in modo da conservare intatte tutte le risorse del nostro capitale sociale”.
È “la ripresa è possibile”, perché “siamo riusciti ad attenuare molto la pericolosità dell’epidemia, ora dobbiamo difendere questo risultato a tutela della nostra salute”. Ecco l’altro messaggio al Paese: «Non vanno resi vani i sacrifici fatti sin qui se vogliamo assieme riconquistare, senza essere costretti a passi indietro, condizioni di crescente serenità. Non va dimenticata l’angoscia delle settimane precedenti, sotto la violenta e veloce aggressione del virus, né che abbiamo superato i 200mila contagi e che ogni giorno dobbiamo piangere alcune centinaia di vittime. Questo richiede un responsabile clima di leale collaborazione tra le istituzioni e nelle istituzioni. So che possiamo fare affidamento sul senso di responsabilità dei nostri concittadini – manifestato in questo periodo in misura ammirevole dalla loro quasi totalità – perché nelle nuove condizioni, ci si contini a comportare con la necessaria prudenza”.
Insomma, ripartiamo, ma con cautela, con senso di responsabilità. Non dimenticando quel che abbiamo passato, e che ancora in tanti, troppi, stanno passando.
Ma allo stesso tempo il governo deve fornire “indicazioni ragionevoli e chiare». Un passaggio che sembra riferirsi alla conferenza stampa di domenica scorsa da parte di Giuseppe Conte, con cui è stata annunciata la fase 2, e che molte perplessità ha suscitato nella popolazione.
“Attraversiamo un passaggio d’epoca pieno di difficoltà. Riusciremo a superarle”, è l’augurio del Presidente ai lavoratori italiani.