Pasqua blindata a Veroli. Un pensiero per chi è solo. Non un pensiero, ma molto, molto di più. La fortuna di vivere in questo angolo di mondo dove i cittadini, impossibilitati a stare con amici e parenti, hanno brindato e festeggiato con i vicini, rigorosamente a distanza. Interi quartieri affacciati a finestre e balconi per augurarsi salute e serenità. C’è stato chi si è affacciato con padelle fumanti e bicchieri pieni di speranza; su alcuni balconi hanno sventolato striscioni di Buona Pasqua e addobbi come fosse Natale. Un modo originale e commovente per festeggiare uniti, mantenendo la distanza sociale. Ma non quella dei cuori. Non quella dei suoi abitanti. Uomini e donne benedetti dalla resilienza e dalla feroce volontà di sopravvivere al destino avverso. Brindare con il vicinato, cantare, festeggiare insieme e far fronte all’isolamento. Perchè Pasqua a Veroli è sempre, ogni volta che ce n’è bisogno. Vicini nonostante tutto, in una giornata in cui dare tregua alle afflizioni, alle ostilità, al deserto dell’anima. Un giorno in cui far fiorire i cuori con le gemme più fresche della primavera, brindare alla gioia e riempire la vita di pace e armonia. Ancora una volta Veroli, la Veroli della gente comune, ha dato prova che quando vuole riesce a trasmettere messaggi di una potenza umana che non hanno eguali. La gioia ferma e collettiva di chi è restato, di chi ha scelto di vivere dell’indispensabile, in una colata di vicoli e case all’apparenza soffocate, ma mai sfibrati dal pungolo delle dicerie. Essere comunità, esserlo a Veroli e sentirsi verolani, brava gente che vive semplice di quelle quelle azioni che, quando arrivano, sembrano sempre più grandi di quello che ci si aspettava.
Monia Lauroni