HOMEPAGE CULTURA “Malinconia delle Nuvole”, la seconda raccolta poetica di Patrizia Baglione

“Malinconia delle Nuvole”, la seconda raccolta poetica di Patrizia Baglione

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 Dare voce agli invisibili. Gli ultimi, i deboli, gli oppressi. Ecco chi sono gli invisibili per la poetessa verolana Patrizia Baglione. La poesia di Patrizia ne autentica il grido, ne ricompone l’assenza. Colma un teatro vuoto con il loro canto. A loro è dedicata la sua seconda raccolta di poesie “Malinconia delle nuvole”, edito Kimerik, prefazione di Massimo Pasqualone, da qualche giorno acquistabile on line e nelle principali librerie Mondadori e Feltrinelli. Un piccolo ma prezioso libro che diventa un corpo poetico e pittorico intessuto di quell’amore e umanità, di quella vicinanza e solidarietà quasi dimenticata in quest’epoca contemporanea del post umano. Con agile passo narrativo, senza mancare però delle note più accorate e liriche, questa raccolta cerca di ridare dignità ad una realtà che di solito la poesia non si fa carico di raccontare, così presa nelle sue modulazioni autoreferenziali. La Baglione il dolore lo ha vissuto, lo conosce e ne ha fatto forza per sè e per gli altri. Fiori innocenti sono le sue parole di carne cesellate nelle sue poesie che sfuggono a qualsiasi definizione, una poesia mai compiuta che tocca i sensi perchè di sensi è tessuta. È un viaggio che si dipana attraverso un linguaggio che abbandona il barocchismo per attingere invece ad un ritmo più piano, disteso e comprensibile. Le poesie della Baglione raccolte in “Malinconia delle Nuvole” sono un impegno attivo che nasce dalla convinzione che la parola poetica ha una potenza sciamanica in grado di risvegliare e di restituire l’uomo a se stesso. Dal biancore del gesto, da quell’Amore che trova e sboccia in ogni cosa, dalla semplicità e dalla purezza del suo sentire, l’autrice non sfugge alle problematiche sociali, ma le individua, le scova e le disintegra con la sola forza della parola. Quella parola che in “Malinconia delle nuvole” tocca nella regola della coerenza, quasi con un ago sottile, il punto nevralgico della sensibilità umana. La Baglione racconta il rapporto intimamente intessuto con la società, con la famiglia, con il paesaggio intorno e lo fa solcando terreni di non facile tessitura. Parte dai crolli del suo passato per edificare castelli su macerie di umanità ancora in piedi. L’emozione esistenziale che l’artista prova al cospetto dei soggetti “invisibili”, si trasfigura in visioni liriche e silenti, quasi metafisiche nella loro essenzialità, ma che trovano in lei il loro spazio, la loro rivalsa, il loro grido. Dolore impregnato di ottimismo, diversità che prendono una strada tutta loro, l’Amore e la Poesia sempre sopra ogni cosa. Patrizia Baglione, premio Kalos alla Cultura 2020, è una sognatrice, convinta che la bellezza del creato sia sempre più grande, più straordinaria, più diffusa e più potente delle ordinarie miserie. Ed è sempre verso di lei che bisogna andare. Col passo lieve della poesia.

Monia Lauroni