Dalla Germania alla Francia: il tragitto è breve, ma sono serviti ben 13 anni per rivedere un’Italia accedere agli ottavi di finale della Coppa del Mondo. Nel 2006, impossibile dimenticare, era l’Italia di Marcello Lippi che approdò agli ottavi di finale e poi da lì volò fino al trionfo di Berlino, oggi invece è l’Italia di Milena Bertolini a raggiungere questo traguardo con un turno d’anticipo. Tredici anni in cui l’Italia al maschile ha visto due cocenti eliminazioni nella fase a gironi (Sudafrica 2010 e Brasile 2014) e addirittura l’umiliazione di una qualificazione mancata a distanza di oltre 50 anni dall’ultima volta e che a livello femminile aveva visto un movimento in grave crisi, rispetto agli anni ‘90, mancare la qualificazione in tre occasioni di fila (2007, 2011 e 2015) e tornare solo dopo 20 anni d’assenza a giocare una fase finale del Mondiale.
Sarebbe bello che anche questa Italia ripercorresse il cammino di quella di Lippi, ma forse è osare troppo, sognare troppo in grande perché queste ragazze – seppur forti, generose, combattive e chi più ne ha più ne metta – non sono ancora al livello delle superpotenze come USA, Germania o Francia. Servono ancora anni, investimenti e magari quell’accesso al professionismo che sempre più viene, a ragione, reclamato che permetterebbe alle calciatrici di vivere solo del proprio sport e di non doversi dividere – in molti casi – fra il campo, lo studio e il lavoro. È il prossimo step e magari, sulle ali dell’entusiasmo che questa nazionale sta accendendo, i tempi potrebbero diventare maturi molto prima di quanto si pensi. Adesso però godiamoci queste ragazze e questa Italia che dopo 13 anni ci porta tutti (anche chi del calcio femminile ha una pessima opinione) fra le miglior 16 del Mondo. E alla viglia non era così scontato.