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FROSINONE SALE IN CATTEDRA, BARDI: “LO STUDIO LA BASE DA CUI PARTIRE. CHE EMOZIONE QUEL MILAN – FROSINONE”

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Ultimo appuntamento della stagione per ‘Frosinone Sale in Cattedra’, che chiude così il secondo anno di attività. E’ la Scuola Media Campo Coni a fare da teatro alla settima tappa dello speciale tour a cui si sono prestati a rotazione gran parte dei calciatori della rosa giallazzurra. Stavolta è stato il turno del portiere Francesco Bardi, che in apertura ha raccontato i suoi primi passi da calciatore-studente: “Il mondo del calcio richiede diversi sacrifici, specialmente da bambini. Mi sono sempre impegnato al massimo, tanto nello sport quanto nello studio, perchè avere una base culturale è fondamentale nel mondo di oggi. Il consiglio che posso darvi è di divertirvi sotto il profilo dell’attività sportiva, ma impegnarvi al massimo nel mondo scolastico, perchè nel futuro questa è una base molto importante da cui partire. Io ho iniziato a giocare a calcio all’età di 6 anni, grazie alla passione che mi ha trasmesso una suora dell’istituto scolastico che frequentavo, ho mosso i primi passi nella squadra del mio quartire, per poi fare tutta la trafila nel settore giovanile del Livorno, la mia città natale. Ho esordito in Serie A a 18 anni, tanto da essere acquistato la stagione successiva dall’Inter.Poi Novara, Chievo Verona, Espanyol e ora da tre anni e mezzo sono al Frosinone e devo dire che qui mi trovo davvero molto bene”.

Quanto è bello essere sostenuto dalla Curva Nord?

“Da quando sono arrivato a Frosinone, fin dai primi momenti mi sono sentito subito a casa. Il sostegno della Curva, di tutto lo stadio è un qualcosa di incredibile, cantano per 90′ anche nei momenti difficili e questo è davvero importante”.

Che ricordi di quel Milan – Frosinonee di quando hai parato il rigore a Balotelli?

“Fu una partita incredibile, tanti ancora qui a Frosinone ne parlano. Abbiamo fatto a San Siro una delle partite più belle in assoluto della storia del Frosinone. In quel momento quando tutti i compagni sono corsi ad abbracciarmi, ho capito l’importanza del match”.

A cosa hai rinunciato per rincorrere il tuo sogno?

“Di sacrifici se ne fanno tanti, ma questi poi sono ripagati dalla soddisfazione di poter scendere in campo davanti a tanti campioni. Sicuramente tra 15 e i 18 anni, in cui era difficile uscire con i miei amici fino a tardi, appunto perchè impegnato tra allenamenti e studio. Cosa invece che ora mi pesa molto meno”.

Qual è la partita più bella che hai giocato?

“Sono tre le partite che ricordo con più affetto e soddisfazione, Frosinone – Milan, Padova – Novara dove ho parato 2 rigori e l’ultima di cui parliamo è un Napoli – Chievo Verona dove abbiamo vinto 1-0 e parai il rigore decisivo ad Higuain”.

Cosa è mancato quest’anno per raggiungere la salvezza?

E’ difficile da spiegare, il campionato non è andato bene, ma noi giocatori abbiamo messo il massimo impegno in una categoria in cui il livello è molto alto. Abbiamo fatto delle buone partite in cui la fortuna non c’è stata amica, ma ovviamente nel calcio come nella vita, uno deve sempre aspirare al massimo. Tutti potevamo dare di più ma l’impegno non è mai mancato”.

La tua famiglia ti ha sostenuto in questo percorso?

“Devo dire di si emi reputo molto fortunato per questo. I miei genitori non solo mi hanno sempre sostenuto, ma anche seguito in gran parte delle partite che ho giocato”.