Questa mattina gli abitanti che si affacciano sulla provinciale Verolana sono stati svegliati da un suono a loro molto caro, quello dei campanacci di una mandria di mucche, vitelli e tori che tornavano sulle alture di Prato di Campoli.
Il corteo, aperto da diversi pastori con bandierine rosse per regolare il traffico, che per la verità molto scarso data l’ora mattutina, ha dato il buongiorno a centinaia di persone.
Una volta portare in montagna il proprio bestiame serviva per irrobustirlo, per preservarlo dalle malattie, per garantirli vita appropriata a fronte però di fatica, di disagio, di lontananza forzata da casa. Questa maniera di interagire con gli animali va scomparendo perché la modernità impone un cliché di vita sempre più omogenea e , quindi meno dura dalla realtà montanara di una volta.
Il Capo mandria ci dice che normalmente le loro mucche vivono dai 16 ai 20 anni, ogni primavera salgono sull’altipiano Verolano e rimangono fino a Settembre inoltrato, dove godono del diritto di pascolare libere e brucare l’erba. Una ragazza svegliata dal dolce suono dei campanacci racconta di essersi inebriata della bellezza del branco, assaporando ricordi che sanno di cime innevate, di torrenti canterini e di mucche dagli occhi mansueti.
Bruno Sbaraglia