The Ballad of Buster Scruggs si dice dovesse essere una serie per un grande network televisivo, invece è un film antologico, proprio a rimarcare questa unità di fondo dalla quale, per loro stessa ammissione, non intendono recedere. In questa struttura hanno dichioarato che molto è retaggio dei tipici film ad episodi della commedia italiana degli anni 50-60. Sei storie, tutte ambientate nel far west: bizzarre, spiazzanti, tenere, spaventose, tristi, sorprendenti, che attraversano i topoi del genere, nemmeno la tromba alla Morricone viene dimenticata. Il solito teatro dell’assurdo, già nel primo episodio, un musical mascherato da commedia che finisce come un film d’animazione, i Coen c’introducono l’irresistibile personaggio di Buster Scruggs, da cui sarà dura separarsi per far spazio agli altri racconti. Meglio una panoramica, per rintracciare quei pochi elementi che ci aiutino a leggere l’entità di un’operazione all’apparenza così semplice eppure così complessa, quasi meticolosa. Quasi tutti dal finale aperto, così come ci suggerisce lo stesso testo, dato che tra una storia e l’altra abbiamo proprio modo di leggere le pagine del libro, con tanto di tavole disegnate, che nel mostrarci le ultime righe di ciascun racconto ci danno modo di capire che idealmente quella vicenda lì ha un seguito, siamo noi che a un certo punto dobbiamo allontanarci. A chi sa vedere non può sfuggire quell’intromissione coatta di un presunto caso o fato, l’insensatezza di certe situazioni che in realtà presuppone sempre un ordine, solo che il più delle volte resta inaccessibile, indecifrabile. Ciò che ha sempre reso affascinante i film dei Coen, e questo non è senz’altro da meno, sta proprio nel mistero su cui vengono di volta in volta imperniati. Attraverso il personaggio di Buster sono gli stessi registi a parlare : dice che non ci si può fare condizionare da ciò di cui l’uomo è tendenzialmente e mediamente capace, esortando a rispondere sempre con un sorriso mosso da sincera giovialità. Non ne vale la pena insomma adirarsi. I racconti non sono mai scontati, sanno essere anche duri, con personaggi che, pur talvolta nella goffaggine, denotano una virilità unica, tipici nell’universo cinematografico dei Coen. Ovviamente The Ballad of Buster Scruggs è anche un film sul cinema, o per meglio dire sulle loro ossessioni cinematografiche, quelle presso le quali hanno attinto contribuendo alla costruzione del loro linguaggio, sempre così personale, non replicabile malgrado i numerosi tentativi da ogni dove. I Coen prendono i caratteri tipici dei generi che attraversano per poi restituirceli con quel taglio così smaccatamente personale, insomma sublimandoli, servendosene come base di partenza sia in virtù dell’amore che i due fratelli hanno per questo mezzo, sia perché certi codici fungono da garanzia di qualcosa, quella tradizione che non va dimenticata ed alla quale infatti sistematicamente ritornano per sapersi come orientare, dopodiché fanno tutto loro. Buon divertimento con i Fratelli Coen.
Alfredo Salomone