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Rio de Janeiro: i Giochi Olimpici e Zika

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Mancano poco meno di due mesi all’inizio della XXXI Olimpiade, che si terrà dal 5 al 21 agosto 2016 a Rio de Janeiro, prima città sudamericana ad ospitare i Giochi. Ma, all’indomani della manifestazione, il Paese sembra non essere ancora pronto, numerose sono le preoccupazioni per strutture e impianti ancora incompleti. A questo si aggiunge la precaria situazione politica in cui versa il Brasile e come se ciò non bastasse sui Giochi aleggia l’ombra del virus Zika.

La scoperta di questo virus non è recente, infatti la sua presenza venne registrata in seguito ad un’analisi condotta su una scimmia sentinella, Rhesus 776, che viveva nella foresta Zika in Uganda. Nel corso del tempo, il virus si è diffuso in altre zone del pianeta, causando diverse epidemie: in Micronesia nel 2007, in Polinesia nel 2013 e in Paesi del Sudamerica, come Honduras, Colombia e Brasile.

Il contagio avviene in modo molto semplice: può essere trasmesso da una puntura di zanzara, Aedes aegypti, che in precedenza aveva punto una persona infetta, oppure attraverso rapporti sessuali non protetti. Le ipotesi formulate riguardo l’arrivo del virus in Brasile sono principalmente due: la prima collega la diffusione del virus all’aumento dei voli verso Paesi, quali la Polinesia, l’Indonesia e la Malesia; la seconda alla partecipazione durante la Confederations Cup del 2013, un torneo calcistico internazionale, della squadra di Tahiti, il Paese che proprio nello stesso anno venne interessato da un’epidemia del virus.

Quali sono i sintomi della malattia? Zika provoca nelle vittime stati febbrili, infezioni cutanee o congiuntiviti, che tuttavia guariscono nel giro di qualche giorno. Perché, quindi, il virus ha scatenato tanto allarme? Se negli adulti i sintomi sono di lieve entità, lo stesso non si può dire per i nascituri, nelle aree in cui il virus è arrivato, c’è stato un considerevole aumento di casi di microcefalia fetale, ossia la nascita di bambini con un testa più piccola rispetto agli standard, che può provocare disfunzioni sia cognitive che motorie.

In vista delle Olimpiadi, il 12 maggio scorso il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ECDC, ha consigliato una serie di misure preventive, usare repellenti contro le zanzare o cercare di coprire gambe e braccia con abiti di colori chiari; inoltre ha sconsigliato alle donne in gravidanza e a chi soffre di patologie croniche o al sistema immunitario di partire durante questo periodo. L’Organizzazione mondiale della sanità, in sinergia con l’OPS, Pan American Health Organization, dispensano agli atleti e ai turisti alcune linee guida: evitare le zone più povere e sovraffollate delle città brasiliane, dove c’è carenza di igiene; utilizzare negli alloggi l’aria condizionata in modo da tenere chiusi gli ambienti, evitando l’ingresso di insetti vettori; praticare il sesso sicuro sia durante la vacanza che dopo il rientro nelle 8 settimane a seguire.

Dopo la lettera redatta da 150 medici che chiedevano lo spostamento delle Olimpiadi in un altro Paese, solo ai primi di giugno l’OMS ha dichiarato che “cancellare o spostare la location dei Giochi Olimpici 2016, che si svolgeranno in Brasile, non altererà significativamente la diffusione internazionale del virus Zika”, visto che ha ormai raggiunto ben 60 Paesi in tutto il mondo. Inoltre, il Comitato Rio 2016 e le autorità sanitarie brasiliane ritengono che i rischi di contagio non siano alti dal momento che ad agosto, a Rio, è inverno, la stagione meno piovosa, quindi con meno proliferazione della zanzara.

Dopo i forfait del ciclista Tejay van Garderen e dei giocatori di golf Vijay Singh e Marc Leishman, la preoccupazione tra gli atleti si fa ancora sentire, tanto che il campione britannico di salto in lungo Greg Rutherford ha deciso di congelare il proprio sperma prima di partire per il Brasile, per non contagiare eventualmente la compagna al suo rientro. Il 5 agosto, virus o no, lo spettacolo avrà inizio.

Andrea Petricca