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Frosinone – Auditorium gremito per l’emozionante “Comizio d’amore” di Marcello Veneziani

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Un auditorium “Colapietro” gremito ha accolto il “comizio d’amore” di Marcello Veneziani a Frosinone. L’evento è stato introdotto da Riccardo Mastrangeli. “In un momento storico come questo, in cui il nostro Paese è quotidianamente oggetto di disaffezione se non proprio di denigrazione da parte dei suoi stessi cittadini, volevo lanciare, insieme a Marcello, un messaggio forte di appartenenza, di speranza e soprattutto d’amore”, ha detto Mastrangeli.


 

Il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani, ha parlato della festa del 25 aprile, “la festa di tutti gli italiani. La nostra costituzione rappresentò una sintesi di sistemi anche antitetici. L’articolo tre ha condizionato la storia italiana – ha detto – con la distinzione tra uguaglianza formale e sostanziale. Con il secondo comma si volevano rimuovere le condizioni di uguaglianza. Ciò ha livellato la società verso il basso, portando indietro il nostro paese. Colpa di certa sinistra “anomala” rispetto ad altri paesi. Nei paesi scandinavi, dove esiste lo stato sociale, tutti partono da pari condizioni ma alla fine del percorso il merito conta. Chi lavora per il proprio territorio non può essere uguale a chi lavora per sé stesso”.

Dopo la lettura ad opera dell’attrice Claudia Conte, è entrato in scena Marcello Veneziani che ha mostrato al pubblico diverse bandiere. Diretto, appassionato, arguto (tantissime le interruzioni del suo monologo, intervallato da diversi video, a causa degli applausi), è entrato nel vivo del suo “Comizio d’amore”. “Cos’è oggi l’Italia? È avvenuta una specie di mutazione. C’erano gli italiani, oggi ci sono gli italieni. Erano credenti; ora sono ipocredenti. Credevano nella famiglia, ora c’è la famiglia mononucleare. Mi chiederete allora: È inutile parlare dell’Italia? Certo. Lo è al pari della filosofia. Dell’arte. Della musica. L’Italia è la patria di quella immensa cosa ‘inutile’ che è la bellezza. Noi, però, abbiamo una bellezza in gravi condizioni di salute. La bellezza è statica ma il brutto è dinamico.

Il problema del nostro paese è rimettere in moto la bellezza. L’Italia è come un bambino non amato che si ammala, come diceva Pasolini. Vi parlerò dell’Italia non immortale ma come di un paese mortale: questa è la ragione per cui prendersi cura di questo paese. Compiremo un viaggio dantesco con immagini e letture, un viaggio nell’identità collettiva del Paese”. E ancora: “L’amor patrio, il patriottismo non possono essere semplicemente sanciti da una costituzione, vanno oltre la parola scritta: si vivono tutti i giorni. C’è chi si crede italiano per caso, per una appartenenza fortuita, non vi dà peso. Poi c’è chi si sente italiano per destino, assumendosi sulle spalle la croce e la delizia di esserlo.

Questa serata è dedicata a chi si sente italiano per destino”.Cosa ci manca, quindi, oggi, per superare questo momento di crisi? “Lo spirito di natività. Il nostro lessico è basato sulla decadenza: possiamo ripartire solo con un linguaggio diverso, far nascere imprese, far nascere figli… La clessidra, qui sul palco, è una metafora del nostro paese. Vediamo il futuro cadere nel passato, viviamo in modo inerte questa agonia. È tempo di rovesciare la clessidra e avere nostalgia dell’avvenire”.