Lavoro, parità, diritti, violenza di genere: tanti gli argomenti di cui parlare, quando al centro del dibattito appare la questione femminile.
Proprio di questo tema si è occupato il Rotary club Frosinone nell’ultima, interessante conviviale che ha visto ospite la prof.ssa Fiorenza Taricone, che ha illustrato ai presenti “l’evoluzione della questione femminile: i momenti decisivi”; alla relazione della docente, ordinaria di Storia delle dottrine politiche presso l’Università degli Studi di Cassino e Lazio Meridionale, autrice di numerosi saggi e monografie, è seguito, poi, l’intervento del socio Prof. Filippo Pericoli Ridolfini dal titolo “la donna nell’arte di ieri e di oggi”, accompagnato da una serie di slide.
“La materia che insegno è storia delle dottrine politiche, ma ho attivato a Cassino, ed è l’unico in Italia, l’insegnamento ‘Pensiero politico e questione femminile’. La sfera politica a cui mi riferisco non è quella partitica, con cui spesso viene confusa. La sfera politica è quella della polis in cui tutti viviamo: non c’è grande differenza, per me, tra società civile e società politica in termini di cittadinanza. Parlo di ‘questione femminile’ perché dal sedicesimo e dal diciassettesimo secolo in poi nasce proprio accoppiata alla politica”, ha spiegato la professoressa Taricone, dopo l’introduzione del presidente del RC Frosinone, Valter Tersigni.
“La questione femminile nasce in Francia e in Inghilterra perché sono i due paesi in cui il contrattualismo attecchisce, dove nasce una teoria politica di una formazione della società. Prima ancora abbiamo le donne lodate per le loro qualità di regnanti; le sante, le eretiche, le nobili (che potevano studiare), mentre nulla sappiamo della vita quotidiana delle donne comuni nel basso e alto medioevo.
La querelle – ha proseguito la docente – nasce anche grazie alla filosofia: al cartesianesimo, all’uguaglianza tra res cogitans e res extensa. Ciò voleva dire che le donne potessero pensare. Le donne si portavano dietro un retaggio pesantissimo: per secoli si è discusso se le donne avessero un’anima, arrivando alla conclusione che sì, avevano un’anima ma non un cervello.
Non avevano facoltà raziocinante: la donna è proiettata solo verso la sfera emotiva, sentimentale, irrazionale… Perché a ciò la portava la maternità”. La docente ha poi parlato del contributo dato da François Poullain de La Barre al riconoscimento della soggettività femminile e il ricorso alla teoria degli umori di Galeno per motivare il diniego di accesso, per le donne, alle professioni di avvocato o insegnante da parte di illustri personaggi come Croce o Gentile. “Mi occupo della condizione femminile, una struttura mentale di lungo periodo. Ci sono dei pregiudizi che si modificano in breve tempo e ci sono dei pregiudizi che vanno avanti per duemila anni”, ha detto la Taricone, sottolineando l’importante ruolo dell’associazionismo femminile in Italia, nato intorno alla fine dell’800, a cui si devono molti dei diritti oggi acquisiti.
“La costruzione di un’identità collettiva di genere è stata un’impresa difficilissima”, ha detto. “Dopo la stagione del femminismo si è aperto un altro grande interrogativo: il senso della libertà femminile. Viviamo in un periodo di eccessi, in un mondo contraddittorio in cui abbiamo una democrazia paritaria incompiuta”.